Vogliamo parlare di immigrati? Vogliamo davvero parlare di immigrati? Vogliamo far finta che il problema dei problemi sia l’orda di senegalesi turbocapitalisti che chiedono gli spicci fuori dai supermercati? Va bene, parliamo di immigrati. Mannaggia lammerda. Ok, calmiamoci e proviamo a ragionare a ritroso. Gli immigrati ci stanno sul cazzo per alcuni specifici motivi:

– ci rubano il lavoro e, per estensione, i soldi

– delinquono, e quelli che non delinquono — tipo le donne, purché nere (perché se confinanti con i zincari, allora delinquono pure le donne) — sono inclini alla prepotenza

– infestano le nostre strade con il loro stolido bighellonare, non avendo essi alcuna voglia di lavorare (da ciò consegue che essi rubino il lavoro di cui al punto uno per pura cattiveria o provocazione)

– non mostrano riconoscenza per il misericordioso Occidente che li ospita nonostante siano selvaggi.

Per contrastare questo serio problema, alcuni fantanazisti scemi — tipo Salvini o i pelucchi dell’ombelico — hanno ideato alcuni rimedi, orientati al buon vecchio senso:

– respingere gli immigrati che cercano di arrivare

– rimandare indietro quelli che sono già qui e che non hanno dimostrato di essere all’altezza dell’italico peone

– bloccare le partenze nei Paesi di origine (o in quelli di passaggio).

Di fronte a queste soluzioni di chiaro stampo neoplatonico, la sinistra residua reagisce con queste obiezioni:

– Ennò, respingerli è immorale

– Ennò, rimandarli indietro è immorale

– Bloccarli da qualche altra parte, ok, parliamone, purché con gli occhi a cuoricino

L’italico peone di cui sopra, di fronte a cotanto ambivalersi di opposte scuole di pensiero, tende per connaturata vocazione forse riconducibile alle primordiali seghette, a dare credito alle proposte dei fantanazisti da ultimo banco, in quanto evidentemente più efficaci: il negroide mi infastidisce, togliamolo di mezzo con ogni mezzo, dato che, d’altra parte, se viene qui non sta bene, quindi mandarlo affanculo è pure misericordioso. E la comunione della domenica mattina (o — per chi ci crede — l’anticipo di Serie A di mezzogiorno e mezzo) è salva.

Al che, la sinistra ormai culturalmente periferica ci rimane prosaicamente dimmerda, reagendo in maniera elegantemente scomposta:

“E il popolo non ci capisce”, “E le destre parlano alla pancia del disagio”, “E le nostre proposte sono belle ma ci son troppi avverbi”, “E allora vaffanculo tutti, non capite un cazzo, ci vediamo al circolo tennis di via Pallette”.

Solo a questo punto emerge quello che da qualche tempo a questa parte si va affrancando come mantra primordiale del passivo-aggressivismo di sinistra post-rutelliana: i valori della sinistra. I cazzo di valori della sinistra.

Buttare in acqua un immigrato è sbagliato perché va contro uno dei valori principali della sinistra: la solidarietà.

Sparare a un immigrato che ti ha rigato la seicento è sbagliato perché i valori immortali della sinistra dicono a pagina nove che l’assassinio non è di sinistra.

Qualsiasi obiezione di fantasinistra alle bieche puttanate dei quarantasei milioni di disadattati democristofascistoidi, se ci fate caso, si riducono al richiamo a uno dei valori insindacabili della sinistra: e questo no perché L’UGUAGLIANZA, e questo neppure perché L’ACCOGLIENZA, e questo non sia mai perché LA SOLIDARIETA’, e questo dio proteggimi perché la GIUSTIZIA SOCIALE.

Il peone di cui ad alcuni paragrafi sopra, a questo punto, di fronte ad un Del Rio/Martina/Fiorellamannoglia che pontifica in tessuto-non-tessuto, mette la faccia a babbuino e si chiede: vabbè ma a me checazzomenefregammè? Io c’ho il negrozincaro sotto al balcone che mi dà fastidio ai gerani, poi io di valori c’ho — proprio a dire tanto — la formazione daa lazie di Nedved e Svengorané. Per me usate i valori che ve pare ma levatemeli dai coglioni perché nun li vojo vedé.

E qui in genere il dialogo si interrompe e la sinistra si rintana in un aperibar a mangiucchiarsi le unghie insieme al giovane Werther.

Ora, del peone mi interessa tra 2 e 3 in una scala che va da niente a moltissimo. Ma la sinistra, per la madonna, la sinistra.

Sinistra, siediti, e parliamo di immigrati.

Anzi no, parliamo di valori.

Questi santimadonni di valori ai quali ti richiami con tanto amorevole fervore, da dove arrivano? Non sarà mica che tu li abbia ereditati da non si sa chi, non si sa come, e li abbia trasformati in dogmi risolvitalkshow?

Prendiamone uno a caso: l’accoglienza, e per correlazione, la solidarietà.

Perché siamo solidali? Perché accogliere uno che sta peggio è giusto? Dove sta scritto? E non è pure giusto fare in modo che uno che viene a star male eviti proprio di venire? Allora perché non ammazzare tutti quelli che rischiano di star male? E se invece li vogliamo accogliere, ma poi vengono tutti, come facciamo? Se domani per una qualche strana ragione l’intera popolazione del Bangladesh decidesse di voler fortissimamente trasferirsi a Sabaudia, cosa diremmo? Che il valore dell’accoglienza vale solo fino a che non ci dà fastidio o non ci crea problemi? E chi siamo noi per decidere se la motivazione di uno che vuole venire a Sabaudia è legittima o no? Se ottocentomilioni di persone a un certo punto sentono che solo a Sabaudia possono realizzarsi, noi che cosa obiettiamo? Che trasferirsi va bene ma solo un po’ per volta sennò dobbiamo dar via la Panda del nonno? Questa non è solidarietà. Se fai solidarietà solo finché non ti dà fastidio non è solidarietà, è beneficienza. San Francesco prima di andare a tartufi non si è mica tolto solo il risvoltino dei jeans. Cara sinistra, già che sei seduta, ti dico una cosa scomoda: i valori vanno fondati, non usati. Se dici che sei per l’uguaglianza devi dire perché. E se l’uguaglianza — nella sua forma più pura — dovesse rivelarsi inefficace a risolvere i problemi senza compromettere la tua comodità di culo, allora devi scegliere: o l’uguaglianza o la comodità di culo. E se se scegli il culo, va bene, nessun problema, ma non devi più dire che l’uguaglianza è un tuo valore, o che tu sei di sinistra. Se credi nell’uguaglianza devi essere pronto a cercarla anche se in natura non la vedi, devi essere pronto a portarcela tu, nel mondo, l’uguaglianza. I valori si realizzano, si creano, si costruiscono, non si riconoscono soltanto come vessilli incontrati per strada. Se sei per la solidarietà devi essere pronto ad accogliere tutti, al di là delle ragioni che dovessero spingere ciascuno a partire, sia pure per vedere da più vicino Cristiano Ronaldo. E se vuoi accogliere tutti, una soluzione non può essere “evitiamo le partenze”. Porco Malgioglio Papa, ma chi cazzo sei tu per decidere se il motivo di Mamadou 23 anni da Kinshasa è un motivo giusto per desiderare fortissimamente una casetta e un cane a Roncobilaccio? Come dici? “Aiutarli a casa loro”? E che cazzo ne sai tu se loro preferiscono essere aiutati a Lagos o a Montesilvano? Vedi, la differenza tra te e un buzzurro di destra dovrebbe essere proprio questa: tu sai che non hai nessun diritto a crederti il fijo di Mazinga e decidere per gli altri. Tu sei di sinistra e sai di non avere nessun diritto in più di chiunque altro, né in virtù della nascita, né della proprietà, né del prurito intimo. E poi, cara sinistra, che cosa minchia sarebbe esattamente “casa loro”? Tutto ciò che è diverso da “casa tua” per caso? Ma non è che sento puzza di nazionalismo, di proprietà, di diritto di nascita, di privilegio? Mi confermi che no, vero? Essere nato a Cosenza pensi ti dia diritto a disporre del tuo territorio come se lo avessi conquistato in battaglia contro i Lannister? No, è solo caso. Sei nato lì per caso, e se ti sei stabilito lì devi essere pronto a spiegare a uno che è nato a Fanculistan come mai lui non ha diritto al tuo pezzetto di Cosenzistan. Usando — attenzione — solo argomenti compatibili con i famosi valori di sinistra. Allora dici, vabbè ma che devo fare? Lasciarli entrare tutti e spartire tutto con altri cento milioni di persone? E mica sono Gesù Cristo? Io sono buono ma non sono santo! (Piccola nota disambigua per i sostenitori di questa boiata cattolicheggiante: sì, se sei buono devi essere ALMENO Gesù Cristo, niente di meno. Sennò non sei buono. Né tantomeno cristiano. Fine nota, scusate ma ci tenevo.). Non vuoi spartire tutto con tutti? Ok, allora devi inventarti qualcosa, probabilmente qualcosa di geniale, ma che tenga insieme tutti i valori che sostieni: tutti devono poter entrare, i confini sono cazzate inventate da imbecilli, non puoi giudicare i motivi per i quali le persone scelgono di spostarsi, cercare la propria felicità è un valore di sinistra, non il benessere o la pace sociale, e nemmeno la vita. Stupito? Eh lo so, ma no, la vita di per sé non è un valore. La vita non vale niente, la vita dignitosa nemmeno, la vita che può lasciare le persone libere di cercare la propria felicità è un valore, non la vita, né la dignità. Non siamo dei neocatecumenali del cazzo, né avventisti feriali. Ricordi quelle cazzate delle “rivoluzioni”, eh, pensa, le persone le mettevano su proprio perché in molti casi era preferibile morire più che vivere di merda. In molti casi è preferibile annegare di fronte alla spiaggia dei Conigli invece che tornare a farsi spegnere le sigarette sulle palle in Libia. A questo punto, lo so, stai ripensando a quella cosa delle soluzioni geniali. Ok ok, sarebbe un servizio a pagamento, ma dato che sei qui ti regalo una versione trial: siamo un popolo di vecchi bavosi e stiamo per estinguerci serenamente, beh facciamo entrare un giovane per ogni vecchio, e supplichiamolo di aiutarci in cambio di soldi, di cibo, di casa, di Playstation, di quello che vi pare, tanto tutto vale zero di fronte al pulire la cacca dei vecchi. Basterebbe questo per giustificare l’ingresso di qualche milione di giovani forti di stomaco. Oppure che vi devo dire, facciamo entrare il Niger e andiamo giù noi, tanto noi siamo bravi a costruire le civiltà.