«La bestemmia è la via più sicura per andare all’inferno»

(Padre Pio)

 

«Se credi non devi bestemmiare proprio perché credi

e se non credi non ha senso che tu bestemmi.

Dunque, perché bestemmi?»

«Pe’ datte fastidio»

(Anonimo)

La bestemmia è da sempre considerata la principale offesa a Dio e ai credenti. Bestemmiare, nel sentire comune, significa mancare di rispetto sia alla divinità oggetto della bestemmia che a chiunque abbia scelto di venerarla. E per questo i bestemmiatori sono a lungo stati perseguitati:

“Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte:

tutta la comunità lo dovrà lapidare”

 (Levitico, 24,16)

Eppure tutte le religioni nascono da una bestemmia. L’uomo preistorico, bestia paurosa capitata in un mondo pericoloso, si trova in balia della feroce potenza degli elementi naturali: intemperie, predatori, cataclismi, stronzi. Di fronte a queste ignote e terrificanti potenze, in grado in ogni momento di decidere della vita e della morte di intere comunità, l’uomo preistorico si scopre presto leccaculo.

SBROOM

Uomo preistorico 1: “Che cazzo era?”

Uomo preistorico 2: “Non sei stato tu?”

U.P.1: “No”

U.P.2: “Ah, cazzo”

U.P.1: “Sarà stato un fulmine”

U.P.2: “Cos’è un fulmine?”

U.P.1: “Quella cosa che hai sentito”

U.P.2: “E tu come lo sai che è un fulmine?”

U.P.1: “Non lo so, gli ho solo dato un nome”

U.P.2: “Ah come quella volta che sei stato a Bergamo e l’hai chiamata Atalanta”

U.P.1: “Sì”

U.P.2: “Ma fulmine è un nome da cavallo”

U.P.1: “Mettigli un nome tu allora”

U.P.2: “Dio”

U.P.1: “Bello, rapido”

U.P.2: “E come funziona?”

U.P.1: “Ah boh”

SBROOOM

U.P.1: “Dio?”

U.P.2: “Pare di sì”

U.P.1: “Comincia a rompere i coglioni”

SBROOOM

U.P.1: “Mi sa che l’hai fatto incazzare”

U.P.2: “Ma non ho detto niente”

SBROOOM

U.P.2: “Dio smettila”

U.P.1: “Stai zitto, cazzo, zitto!”

U.P.2: “Ma perché?”

U.P.1: “Perché non lo vedi che se lo provochi lui si vendica?”

U.P.2: “Dici?”

SBROOOM

U.P.2: “Ma adesso non ho detto niente”

U.P.1: “Si vede che è ancora incazzato da prima”

U.P.2: “Eh ma c’ha una discreta coda di paglia”

U.P.1: “Ce l’avresti pure tu se c’avessi un superpotere del genere”

U.P.2: “Ok allora non diciamo più niente, vediamo se gli passa”

SBROOOM

U.P.1: “Non gli passa”

U.P.2: “No”

U.P.1: “Senti, sai che c’è? Tu per sicurezza non dirgli più niente, tanto che ti cambia?”

U.P.2: “Va bene”

SBROOOM

U.P.2: “Occazzo, hai visto?”

U.P.1: “Eh, si vede che quello ha detto cose peggiori delle tue”

U.P.2: “Ma l’ha incenerito, cristo santo!”

U.P.1: “Zitto, per la madonna, sta zitto e sorridi”

U.P.1: “Oh Dio, noi siamo amici, lo sai vero? Quello diceva male di te da un sacco di tempo, hai fatto bene a ucciderlo con la tua santa forza distruttrice”

U.P.2: “Sì hai fatto bene, bravo Dio”

U.P.1: “Bravo e bello”

U.P.2: “Anzi sai che fai, se puoi anche incenerire coso lì, che ieri ci ha rubato un’antilope”

U.P.1: “Sì dai, se lo incenerisci ti facciamo un tempietto di rami e colla di lumaca”

U.P.2: “Oh ma abbiamo fondato una religione?”

U.P.1: “Mi sa di sì”

U.P.2: “Porca troia le cose che si fanno quando c’è la pausa per la Nazionale”

Le religioni nascono da una bestemmia, quella contro l’angosciante e indominabile potenza degli elementi naturali e prosperano grazie al patto che si stabilisce con esse. Tu la smetti di lanciare fulmini, far seccare fiumi, mandare serpenti velenosi, e noi ti benediciamo. Ti diciamo-bene. Ti veneriamo, ti amiamo, ti crediamo. Se poi però tu contravvieni al patto, e ci devasti le capanne con un tifone, allora noi cambiamo Dio e chiediamo protezione al Dio sole, che almeno placa il vento e fa crescere il basilico. E torniamo a bestemmiare te, che nel frattempo sei diventato il Dio della tribù vicina.

“Ma se non mi ascolterete

e se non metterete in pratica tutti questi miei comandi

se disprezzerete le mie leggi e rigetterete le mie prescrizioni

(…) ecco cosa farò a voi a mia volta:

manderò contro di voi il terrore

(…) Volgerò la faccia contro di voi

e voi sarete sconfitti dai nemici;

(…) Mangerete persino la carne dei vostri figli

(…) Devasterò io stesso il vostro paese”

(Levitico 26, 14 -32).

“Si vede subito che sei uno che non se la prende”

(Dolce Remì, 2,7)

La bestemmia è dunque un momento dialettico imprescindibile di quel processo psicologico che spinge gli uomini a interrogarsi su (e a proteggersi da) ciò che li domina.

D’altra parte, la Bibbia è piena di bestemmie. Giobbe bestemmia, mette in dubbio la bontà dell’azione divina.

Giobbe: “Dio hai rotto le palle, ero un servo devoto, ligio al dovere e buono verso gli altri, e tu mi hai sterminato i figli, distrutto la casa, riempito il corpo di piaghe. Ma si può sapere che vuoi?”

Dio: “No niente, è che Satana qui diceva che se ti avessi massacrato tu mi avresti bestemmiato”

Giobbe: “E infatti t’ho bestemmiato, coglione”

Dio: “Eh ho visto, vabbé scusa”

Giobbe: “Certo che non avete davvero un cazzo da fare quando c’è la pausa per la Nazionale”

Geremia, per definizione, si lamenta, e Pure Cristo bestemmia: “Dio mio perché mi hai abbandonato?”, che, detto in maniera più diretta, significa “Oh oh oh non scherziamo eh! Non erano questi gli accordi. Adesso o mi tiri giù da qui o finisce a schifìo”. Finì a schifìo, come sappiamo, e da lì han pensato bene di spostare il Regno (che nel frattempo era diventato “dei cieli”) dove nessuno potesse contestarlo, nell’aldilà, in un luogo e in una dimensione diversi da quella terrena

Ebreo vagamente incazzato: “Oh Gesù ma insomma sto regno, sto latte e miele, sta beatitudine? Non doveva arrivare prima che questa generazione passasse?” (Marco 13,30-31)

Gesù: “Guarda che il mio regno non è di questo mondo”

E.I.: “Eh certo, così so boni tutti”

G.: “Che vuoi dire?”

E.I.: “Lo vuoi questo gelato?”

G.: “Magari”

E.I.: “Eccolo”

G.: “Ma non m’hai dato niente”

E.I.: “Il mio gelato non è di questo mondo. Se preghi e mi veneri poi, quando muori di fame, vinci un gelato”

G.: “Ma che stronzata è?”

E.I.: “Beh nel frattempo però hai molta visibilità”.

Tutti bestemmiano, ed è normale, perché tutti rivendicano qualcosa, legittimamente, in virtù di quel Patto fondativo (in ebraico berìt, che significa qualcosa tipo “famo a capisse”) che è alla base di ogni religione; per questo, se Dio fa il pezzo di merda, la gente, pure se di nome fa Cristo, si incazza. È semplice: il peccato è la violazione del patto da parte degli uomini, la bestemmia è la reazione alla violazione del patto da parte di Dio.

Uomo: “Ciao Dio, per caso sai dirmi che minchia ci faccio qui?”

Dio: “Sei nato, questo è il mondo, io sono Dio, quello è il bagno”

U.: “E come mai sono qui?”

D.: “Beh pensavo ti avrebbe fatto piacere”

U.: “Cosa?”

D.: “Nascere”

U.: “Oh bene. E cosa include il pacchetto “nascere”?”

D.: “Beh un po’ di piacere, un po’ di dolore, un po’ di noia, poi alla fine la morte”

U.: “Non si può avere solo quella parte del piacere?”

D.: “Beh no, è un regalo, va preso così com’è”

U.: “Ma se uno fa un regalo regala una cosa bella, non una cosa bella con dentro tre cose orribili. Allora tanto valeva regalarmi una borsa di Prada con dentro una cacca di mucca radioattiva. Taroccata.”

D.: “Vabbè ma ormai è andata, come facciamo?”

U.: “Io direi che possiamo fare così: quando mi capitano quelle due tre cose buone va bene, per il resto del tempo ti bestemmio”

D.: “Questa cosa delle pause per la Nazionale deve finire”.

La bestemmia è il modo in cui Dio si aspetta di essere interpellato. Dio non ascolta le puttanate smielate del rosario, né i languidi ammiccamenti delle litanie. Dio vuole le madonne. Dio vuole che si rivendichi il diritto alla felicità, vuole che si dica schifo a ciò che è schifo e bello a ciò che è bello.

Uomo: “Ciao Dio, hai un attimo?”

Dio: “Oh ciao, dimmi”

U.: “No, mi chiedevo, per quella cosa della salvezza ci sono novità?”

D.: “No per ora niente, ma guarda, la settimana prossima dovrebbe sbloccarsi un pagamento da Telecom e forse ce la facciamo”

U.: “No sai, non è per metterti fretta, ma sai, mi sa che tra qualche giorno crepo, e allora…”

D.: “Sì sì, hai perfettamente ragione, comunque appena si sblocca sta cosa sei il primo in lista. Magari ci sentiamo verso martedì.”

U.: “Ok grazie”

D.: “Dovere”

…quattro giorni dopo…

 

U.: “Oh ciao Dio, novità? Sai è martedi, e allora…”

D.: “Oh ciao, scusa sono in galleria se cade la linea ci sentiamo la settimana prossima ché ho un seminario a Fanculo”

U.: “Mi prendi in giro?”

D.: “Ma no figurati, guarda ci son dei piccoli problemi, ma ci siamo quasi anzi…tu-tu-tu-tuuuuu”

U.: “Dio cane”.

Un Dio che permette il male è un Dio che fa schifo, e Dio lo sa. Un Dio buono è un Dio che si bestemmia da solo, non un saputello del cazzo con la coda di paglia. Un Dio, cazzo, un Dio, non Carlo Conti, non ha paura di sentirsi dire merda, cane e porco, perché sa di essere pienamente merda, pienamente cane e pienamente porco, di fronte allo strapotere dell’orrendo, del disgustoso, dell’ingiusto. Dio deve meritarsi l’esistenza. Un Dio insultato merita di esistere, perché un Dio così serve agli uomini. A differenza di Carlo Conti.

Dice “ma tu non credi in Dio, perché bestemmi?”. No, sei tu che non credi in Dio, perché quello che tu veneri non è un Dio, è un capobastone mafioso, è una tua paura vestita con i panni protettivi e fascistoidi del padrino. Il Dio che bestemmio io esiste, almeno nella bestemmia; è un Dio necessario, è un Dio che si prende gli insulti e le pizze in faccia perché non è complice del male. È più simile all’Uomo Tigre che non a Marcinkus. È un Dio impotente, un povero cristo che si prende la merda perché la merda, quando c’è, si fa girare, come le canne. È un Dio che, nel supremo sacrificio che ci si possa aspettare da un potenziale fighetto, ha scelto di non esistere.

E se invece non è questo, Dio, se non è il Dio che bestemmio, allora a maggior ragione merita di essere bestemmiato, odiato, insultato, perché ogni altro Dio è un Dio dannoso, un Dio cattivo o un Dio, semplicemente, idiota.

“Avviene forse nella città una sventura

che non sia causata dal Signore?”

(Amos 3, 6).

 

“La prendo come una confessione?”

(Comm. Montalbano, 2,12)

Un Dio che ha piacere a farsi benedire è un Dio vanitoso e odioso, un Dio che gode nel farsi venerare è un Dio scemo. Dimmi la verità, se qualcuno si mette lì e per lusingarti ti dedica un rosario, non ti senti scemo? Se non ti senti scemo allora è semplice: sei scemo. O sei Formigoni. O quell’altro.

“Fino a quando mi disprezzerà questo popolo?

E fino a quando non avrà fede in me,

dopo tutti i miracoli che ho fatto in mezzo a loro?”

(Numeri 14, 11-12).

 

“A orecchio mi sa fino a quando non vendi Mediaset”

(Lettere, 4, 1)

Dice: “Se tu bestemmi, qualunque sia la tua idea di religione, manchi di rispetto a me, che credo in quel tipo di Dio scemo che hai descritto”. No. Sei tu che manchi di rispetto a me se non lo bestemmi, un Dio così. Io mi sento offeso da ogni spazio vuoto tra due parole stupide che non sia occupato da una bestemmia.

Credente possibilmente lefebvriano: “Oggi piove”

Azael: “Oggi piove e…?”

C.P.L.: “Cosa?”

A.: “Oggi piove Dio maiale, non oggi piove, ma oggi-piove-Dio-maiale”

C.P.L.: “Io credo in Dio e la tua bestemmia mi offende”

A.: “Io credo nel maiale e la tua non bestemmia mi offende”

C.P.L.: “Ma questo non ha senso”

A.: “E non hai visto Frosinone”.

La bestemmia è necessaria, perché è una giusta offesa a un eventuale Dio stronzo, o una condivisione della pena con un eventuale Dio buono. In entrambi i casi è l’unico modo possibile di credere, davvero, in un Dio. Un Dio che, se piove e non hai l’ombrello, si vergogna, oppure si incazza insieme a te. Se invece santifichi Dio e non ti incazzi per ciò che ritieni inaccettabile, santifichi tutta la merda che ti viene in mente, la giustifichi, e trasformi in divinità perfettamente legittime la malattia, l’imbecillità, le zanzare, Capezzone, la peste, la piorrea, le cisti, il sudore, i terremoti, Baget Bozzo vivo, Baget Bozzo morto, i ragni pelosi, i topi, le pozzanghere con dentro i moscerini, la morte, l’angoscia, la paura, i funghi velenosi, la merda, cinque generazioni di Berlusconi, le labbra screpolate, i maremoti, di nuovo Capezzone. E se poi non bestemmi nemmeno con tutto questo ben di Dio,

Fedele: Padre nostro che sei nei cieli, venga il tuo regno sia fatta la tua volontà, così in..”

Dio: “Ooooh basta!”

F.:“Eh?”

D.: Basta con questa lagna. Dì, che te serve?”

F.:“Ma niente, ti glorificavo così, perché credo in te”

D.: “Credi che esisto?”

F.:“Certo!”

D.: “E mi veneri perché esisto”

F.:“Sì”

D.:“Bello. Quindi veneri anche lo shampoo Clear”

F.:“No, che c’entra”

D.:“Eh ma pure lui esiste”

F.:“Ma tu sei il Creatore onnipotente, verità e vita”

D.:“Ma magari sono un pezzo di merda, verità e vita. Che cosa sai tu di me?”

F.:“Che sei il Bene assoluto, che hai creato tutto ciò che esiste e che sei misericordioso”

D.:“Esatto ho creato tutto ciò che esiste, pure il male. Veneri uno che ha creato il male?”

F.:“Ma l’hai creato solo per permetterci di esprimere il nostro libero arbitrio e di scegliere il bene in piena coscienza”

D.:“Quindi ho creato un test a trabochetto”

F.:“Non capisco…”

D.:“Non avrei potuto creare il bene e tralasciare del tutto la tendenza al male? In questo modo non sarebbe esistita nessuna persona in grado di compiere il male e il mondo sarebbe stato un posto bellissimo, no?”

F.:“Ma non saremmo stati liberi”

D.:“Certo che sareste stati liberi, ma semplicemente non avreste avuto la voglia di fare il male. Tutte persone fantastiche, intelligenti, coscienziose, sante.”

F.:“Ma non avremmo conosciuto appieno il bene, senza conoscere il male”

D.:“Hai mangiato i kiwi con la buccia?”

F.:“Eh?”

D.:“Li hai mangiati con la buccia i peli e tutto?”

F.:“No”

D.:“E allora come fai a sapere che i peli dei kiwi non sono buoni?”

F.:“Beh, per l’esperienza degli altri, per il senso comune”

D.:“Quindi se in un mondo popolato di persone sante avessi messo un solo uomo perfettamente cattivo, un solo kiwi coi peli, sarebbe stato sufficiente come termine di confronto. No? In questo modo avreste potuto vivere in pace, e schifare per l’eternità questo diavolo espiatorio”

F.:“Ma se avessimo conosciuto il male magari avremmo scelto il male”

D.:“E allora il problema è un altro”

F.:“Cioé?”

D.:“È che siete teste di cazzo. Vi serve il male perché col bene non ci fate niente. Vi serve il peccato perché la santità vi annoia, vi servono i peli dei kiwi per sentirvi dei furboni a non mangiarli. Vi serve il male perché siete idioti”

F.:“Ma ci hai fatti tu così”

D.:“Eh si vede che sono un cretino”

F.:“Ma hai bestemmiato”

D.:“Denunciami”.

Tutti: AMEN!