Fateci caso, ogni volta che una donna — generalmente di sinistra o almeno progressista , con una certa prevalenza di volontarie, politiche, turiste avventurose e lesbiche (sic!)— viene per qualche motivo di cronaca associata a delinquenti di colore o almeno non-caucasici, branchi di fascio-populisti si riversano sui social per evocare la figura mitica del #cazzonero, cui queste donne segretamente aspirerebbero: “speriamo che i negri vi stuprino, tanto comunque vi piacerebbe”, “volete gli immigrati perché volete il cazzo nero”, “cazo nero, cazo nero eia eia alalà!”.

Da cosa deriva questa ossessione dei fasciopleonastici per il #cazzonero? Sarà complesso di inferiorità? Sarà l’impossibilità di tenere insieme in un ipotetico discorso alla nazione la presunta e agognata superiorità della razza con l’immagine simbolica di un eventuale vessillo flaccido e rosa? Saranno le migliaia di ore passate su Youporn a chiedersi perché non esiste la categoria “Padanian Cock”? O sarà forse paura di farsi sorprendere dall’italica giovenca, nel momento dell‘irrevocabile ammucchio, con un fascistissimo condorello nelle mutande? Non lo so, ma voglio fare un appello paterno a questi populetty: se continuate a evocare il #cazzonero come simbolo di invasione pubicoccigea si capisce che ve lo state immaginando decisamente più grosso e imperiale del vostro. E il saluto romano, tristemente, si ammoscia.