Oggi nonno Aldo è morto. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall’ospizio: “Vecchio deceduto. Funerali domani. Distinti saluti.”

Il dolore mi svampa. Il caro nonno ci ha lasciati, una parte della mia vita se ne va, e io non so se questo sia davvero dolore o piuttosto nostalgia di qualcosa di remoto, di sovrabbondante, di acre. La vita va avanti, anche se sembra impossibile. La vita deve andare avanti… n… nonno. Bòn. Recentemente, una ricerca ISTAT ha rivelato che la categoria di rifiuti che viene prodotta in maggiore quantità in Italia, specie nelle grandi città, è quella dei vecchi. Secondo lo stesso studio, ogni cittadino produce all’incirca due chili di vecchi ogni giorno. In questo scenario, a meno di non volersi trovare nella spiacevole situazione di dover bivaccare tra i pellami esausti, sarà importantissimo gestire al meglio il corretto smaltimento dei nostri amici meno croccanti. L’anziano non va gettato nell’umido. Bestie. L’anziano è infatti secco e inorganico, nonostante alcune escrezioni umide affioranti sulla superficie in talune circostanze. Prima di provvedere allo smaltimento è fondamentale assicurarsi che il vecchio sia formattato. I vecchi sono dispositivi senza più spazio di archiviazione, senza mai figli, senza più voglie , e, in quanto tali, è necessario renderli di nuovo utilizzabili. Non è tanto importante che siano vivi o morti, essendo queste categorie non applicabili ai vecchi, ma è fondamentale verificarne comunque la predisposizione al compostaggio. Questa, che può apparire verifica piuttosto banale, può invece diventare molto ardua nel caso in cui il bislacco mostri parametri vitali troppo deboli. La differenza tra vecchio nostalgico e vecchio deceduto non è infatti constatabile a vista, ma va accertata tramite esami strumentali. Per assicurarvi che il pipparuolo sia clinicamente, e non solo moralmente, morto, picchiettate con un martelletto su un femore. I femori, infatti, sono fatti di savoiardi, e al più debole tocco cedono, frantumandosi in mille pezzi. Se il vecchio non reagisce, è morto. In alternativa, infilategli uno stuzzicadenti all’altezza del polpaccio: se quando lo tirate fuori lo stuzzicadenti si inumidisce, allora il vecchio è crudo; se trovate traccia di filigrana, allora il vecchio è gonfio di pensione retributiva. Per formattare il vecchio vi basterà avvicinarlo e digitare sul suo sterno il nome utente “TortiglioniDeCecco” e la password “denti3r4”. Il più è fatto. Ma come utilizzare un vecchio, sebbene formattato, in modo utile e sostenibile? Ecco alcuni semplici esempi per fare del vostro scarto più antico, una risorsa non dico preziosa:

1. Deumidificatore ambientale. Il vecchio, se lasciato senz’acqua e senza altri liquidi per almeno 2 giorni, è in grado di assorbire umidità dall’ambiente ad una velocità di 10cl/ora. Ricordo distintamente il nonno che risottava la pasta, la sera della vigilia di Natale. Inalava e risottava, annuiva e risottava. L’umidità immagazzinata viene rielaborata dall’organismo del vecchio e trasformata in bava, sostanza gelatinosa utilizzabile eventualmente per legare la carbonara.

2. Bomba batteriologica. La speciale composizione gelatinosa e acida dei vecchi fa sì che essi rappresentino un terreno di coltura ideale per i batteri e per i popoli nomadi. Per creare una potentissima arma batteriologica, utile all’adulto come al piccino, è sufficiente cospargere l’anziano di terriccio umido. Quando l’arzillo presenta sulla pelle tracce di maggese, vuol dire che è pronto.

3. Batteria ecologica. Il vecchio parassita può produrre energia. Non ci credete? Collegate una dinamo ad una cyclette e adagiate delicatamente il matusalemmide sui pedali. Legate due piccoli palloncini gonfiati a elio alle ginocchia e due piccoli pesetti ai talloni, poi  motivate l’anziano con dell’agonismo cantieristico e delle promesse di disabilità assistita. Quindi toglietevi le scarpe e godetevi energia a bestia, autarchia, ricchezza, bonifica pontina, fascismo ecologico, guera, ricostruzione, boom economico, Gladio, sessantotto, Gladio, strategia del terrore, Milano da bere, Gladio,  Popporoppoppopò. Ricordo distintamente il nonno che risottava la nonna, la sera della vigilia della finale di Berlino.

4. Installazione artistica. Addobbate il vecchio con vecchi cavi di rete, porporina e ritagli di giornale; spostatelo quindi in un angolo del salotto e intitolate quest’opera “generazioni, sguardi”. Mettetevi comodi e aspettate che certa critica corrotta venga a coprirvi di soldi di carta.

5. Motivatore maieutico passivo. Prendete due sedie e mettetele una di fronte all’altra. Mettetevi a sedere, voi e il tardigrado,  faccia  a faccia, a non più di 30cm da naso e naso. Guardate che roba. Guardate che-cazzo-di-roba.

6. Concime biologico o documentario didattico.  Diluite il parassita. Con un pennellino spargete in maniera il più possibile uniforme l’anziano in un campo di barbabietole e aspettate che questa sporca vita faccia il proprio corso. Oppure legatelo a uno gnu.

7. Facilitatore di fotosintesi clorofilliana. Il vecchio produce naturalmente circa 34 kg di anidride carbonica al giorno. Se riuscite a evitare che assorba ossigeno è fatta. Eventualmente tappate qualcosa. P.S: Tenete conto che per tappare della roba slabbrata serve un tappo più grosso che riesca a tendere e tappare, tendere e tappare.  Ricordo distintamente il nonno che tendeva e tappava. Manchi sempre, nonno. Assaje.

8. Buon selvaggio. Sì ok, allora ai tuoi tempi era tutto bello? Sì. Anche se pisciavate sulle balle di fieno? Sì. Anche se c’era la guerra batteriologica? Sì. Anche se eravate cannibali? Sì. Anche se non esisteva il sesso? Sì. Anche se eravate quadrupedi? Sì. Ok, dieci euro, vecchio e sto.

9. Capro espiatorio. Chi ha creato le persone qui presenti e quelle collegate su Linkedin? Nonno. Chi ha eiaculato sul cane? Eh, eh, nonnetto. Chi ha mangiato il Kinder Bueno? Non si fa nonnino. Chi ha stuprato la vicina sionista adducendo scuse legate alla causa palestinese? Nonno, cazzo.  Chi ha invaso Frosinone? Forza Nuova, nonno. Chi ha reso madre Madre Teresa di Calcutta? Chi? 

10. Messia. Non farmi parlare linguaccia mia, non farmi parlare 😉